Cara Stordy!
Sono assai felice per te e per questo recupero di dialogo con il Trequarti che potrebbe perfino portare a una perturbazione su tutta la penisola, se andate ancora a mangiare fuori qualche sera. Sulle Maldive lascerei perdere: è stagione di monsoni, rischi di stare nel bungalow a giocare a briscola. Meglio l'estate romana. O no?
E' altresì evidente che questo blog è la prova della nostra unità di pensiero. Debole, magari, anche se in effetti guardandomi intorno mi sembra assai meno debole di altri.
Intanto scusami se ti ho abbandonata dal lontano 12 luglio, pomeriggio di stiro selvaggio, ma leggendo il post Stirare fa rima con...? sono stata colta da sensi di colpa fortissimi, in quanto non tocco ferro da stiro da qualche mese, la biancheria da stirare ha raggiunto una massa critica prossima al blob in autonoma uscita dal bagno. Mi stavo appena riprendendo, allontanando da me i sensi di colpa (che stirino gli altri, p...a miseria, se proprio vogliono le camicie non plissettate) quando tu mi hai affondata con la storia del "tu" e del "lei".
Eh sì, perchè giusto mi accingevo a raccontarti quanto segue.
Per lavoro ho contatti di persona, per telefono e per email con un giovane ventitreenne (prima o poi, mi disse una volta il mio capo storico, ci sarà qualcuno mooolto più giovane di te che ti dirà cosa fare. Ecco siamo arrivati al prima o poi...). Comunque il giovane è a modo ed educato, del genere: saluta, conosce alcune formule di cortesia, si lava e comunque mi dà del "tu" anche se potrei essere sua madre o la sua vecchia zia, perché l'ambiente è quello del giornalismo dei poveri (blogger e simili) dove ci si da del tu perché tutti nella stessa drammatica barca. Comunque: una sera arriva a casa il mio figliuolo e dice che ha conosciuto il giovane ammodo. Dopo due giorni incontro il giovane ammodo che mi dice "ah, ho conosciuto Suo figlio". "ah sì - dico io - è vero, che combinazione, ma puoi continuare a darmi del tu!". E lui: "E' che non ci riesco, adesso che so che è Sua madre...". Ora dimmi tu cosa è peggio per metterti di fronte alla drammatica verità degli anni che passano: quelli che ti lasciano il posto sull'autobus o QUESTO???
Non riesco nemmeno a trovare una immagine degna a commento, e allora mi sono consolata con quanto dichiarato da Josefa Idem (che peraltro non ha ancora toccato i 50...) al New York Times e cioè che con la sua partecipazione alle Olimpiadi vuole sfatare il pensiero comune secondo cui certe cose ad una certa età non si possono fare. Sostiene Josefa che siamo sempre bellissime, e che possiamo raggiungere i nostri obiettivi a qualsiasi età. Escludendo le minigonne per ragioni di buon gusto e i tacchi 12 per ragioni di equilibrio, io ho una lista lunghissima che va dal bungee jumping al giro del mondo in bicicletta,. E d'ora in poi inizierò a pensare che ho ancora molti anni davanti a me per poterle fare. Naturalmente non ne parlerò, nemmeno davanti a un bicchiere di vino, con l'UomochiamatoDivano, di cui conosco già la risposta: ma perché sei sempre così agitata e vuoi sempre andare da qualche parte? Credo che non abbia mai letto Che ci faccio qui di Bruce Chatwin...
Non so se hai notato che sono finalmente riuscita a cambiare aspetto del blog. Sto facendo vari esperimenti e questo mi è piaciuto, con le rondinelle ecc. ecc. Prossimamente ne proverò altri, fammi sapere se hai delle preferenze sui colori.
Tua gasatissima Affranta
Nessun commento:
Posta un commento