giovedì 10 maggio 2012

Ma ti ricordi che giorno è domenica?

Cara Stordy,
non gli avrai mica dato quel biglietto di auguri???? Potrebbe deprimersi ancora di più con risultati devastanti (per te, mica per lui).
Hai ragione e scusa la sparizione, ma qui a Torino è tempo di Salone del Libro, con annessi e connessi deliri pre-salone. Non solo: l'UomochiamatoDivano è afflittoda una cervicalgia che, come potrai immaginare, non è paragonabile a nessuna cervicalgia finora sofferta nella lunga storia dell'umanità. Le conseguenze, oltre al piagnisteo continuo, son che di notte si gira e si rigira nel letto facendomi traslocare (dopo qualche tentativo di resistenza passiva al salto carpiato con sbuffo di dolore), sul comodo divano del soggiorno, su cui penso che da stanotte mi installerò definitivamente in trasferta.

Parto dal fondo: Belen chi? Se fosse creciuta a Genova sarebbe in cura dallo psicanalista, invece di rompere a noi tardone invidiose. Il che mi porta dritto dritto al risveglio mattutino: anche io come Mafalda, non devo fare nulla per essere orrenda. Mi viene proprio così, senza sforzo...

Poi: domenica è la festa della mamma. Non che ci sia niente di particolare da festeggiare, però ti volevo segnalare che c'è, e preparati perché la tua prole potrebbe (forse) pensare a te. Fingiti sorpresa, mostra entusiasmo. Di solito questa fase finisce con le scuole medie, cioè quando qualche insegnante (donna) ricorda ai tuoi figli che hanno una governante non pagata verso cui almeno una volta l'anno occorre mostrare un segno di affetto. Alle superiori, non so perché, questa ricorrenza non viene più tenuta in considerazione. Se la ricordano di nuovo  i pubblicitari, come puoi notare dai cartelloni e dalla martellante pubblicità radiofonica di alcuni detersivi.


Passando ad altro: ecco qui cosa leggo ogni mattina quando apro il pc. Mi sono installata sul computer lo sfondo e per il momento mi sono limitata al "Say what you think". Per gli altri obiettivi dovrò fare un po' di training autogeno. Per il "Be Happy" credo ci vorrà un po', ma non demordo.
Comunque già il "Say what you think" mi ha dato qualche piccola soddisfazione. Alle persone destinatarie un po' meno,credo. Troppo abituate a una persona remissiva ed educata per riconoscere una che è passata dall'"Ah davvero, interessante" a "Ma scusi, lei si ascolta quando parlaaaaaa?". Forse c'erano degli step intermedi, ma li ho saltati. D'altronde, perché perdere tempo?

A prestoooooo!


2 commenti:

  1. Trovo molto bello questo dialogo. Certo, è costruito con ironia su un quotidiano qualunque, il nostro, ma è un nostro che è di tutti e ci leggiamo e sorridiamo di noi. Complimenti.

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  2. Grazie! In effetti stiamo un po' "giocando" e ritornando alla vecchia anima dei blog di raccontare senza pretese degli spicchi di vita, senza lo stress del numero dei visitatori, della visibilità, ecc.
    E forse per questo ci stiamo divertendo parecchio!

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