In attesa di tue puntuali osservazioni alle mie considerazioni
del post precedente, mi voglio confrontare con te su una questione in merito alla quale ho
avuto modo di cogitare in questi ultimi giorni… no, non ti preoccupare, non si
tratta di Halloween e delle trite e ritrite storie che questa pseudo-festa
comporta (“Ma che ci azzecchiamo noi
italiani con Halloween?”; “Ma è solo
una questione commerciale, per far spendere soldi alle mamme e ai ragazzini!”,
“Ecco, un’altra americanata di cui non
c’era proprio bisogno!”), anche se qualcosa di minimo per le figlie e due
amichette ho dovuto fare (cena e, dopo cena, solito accampamento scout nel
soggiorno, lasciato a loro disposizione per giochi notturni vari… ma all’una
erano già tutte crollate dal sonno, per fortuna!).
No, riflettevo in questi ultimi tempi che con i figli,
finché sono piccoli il tempo passa velocemente, ma non hai (scusa il gioco di
parole) il tempo per accorgertene; poi, quando diventano adolescenti ed i ritmi
famigliari diventano più umani, ecco che capitano delle cose che ti fanno
prendere coscienza che il tempo è passato, eccome se è passato!!! E che, prendendo
come esempio Le tre età della donna
di Gustav Klimt, stai tendendo sempre di più ormai verso l’oscura figura-età sulla
sinistra del dipinto… per intenderci meglio, vedi un po’ qui sotto:
L’anno scorso la figlia Grande (allora quattordicenne), al
primo anno di liceo, ha cominciato a studiare il latino; per fortuna, nel mare
magno delle spese per i libri scolastici, ho potuto risparmiare quella per il
vocabolario di latino, perché le ho potuto passare il mio, ancora in ottime
condizioni. “Bene! E dove sta il problema?”, ti starai giustamente chiedendo.
Il problema è che ho improvvisamente ricordato l’effetto che a suo tempo mi
fece studiare l’inglese con il vecchio dizionario degli anni del liceo di mio
padre. Quel dizionario dalla copertina bordeaux che ancora possiedo e conservo come una reliquia,
si era fatto la guerra e il dopoguerra, un tempo lontano anni luce dagli anni
Settanta di me Stordita studentessa liceale! Mi parlava di un tempo
immemorabile, mitico, confermato dalle annotazioni in inchiostro nero per
stilografica (nota bene: STILOGRAFICA,
non BIRO!!!) scritte da mio padre
con una calligrafia ancora un po’ infantile, lontana da quella dai caratteri
minuti, precisissimi e leggibilissimi che diventò in seguito. Insomma, quel
tempo mitico adesso per mia figlia corrispondeva a quello del MIO vocabolario, capisci????? Cioè, ora
per mia figlia, io stavo a mio padre come il mio vocabolario stava al
vocabolario di mio padre… come dire: mia figlia mi aveva “raggiunto” in una
tappa della vita che io ricordavo (non quella delle pappe e dei pannolini, e
nemmeno quella della scuola primaria) e che consideravo “da adulta”, così come
io avevo raggiunto una tappa della vita di mio padre: l’inizio della
vecchiaia!!!
Capìto il mio dramma???
Dramma che ha avuto un seguito ieri.
Ieri la mia figlia Piccola (dodicenne), nota canterina e
amante delle mode (apro una parentesi un po’ lunga: ma da chi accidenti avrà
preso in questo è un mistero… da me proprio no: io vesto sempre “casual”, nel
senso che pesco “a caso” dal mio armadio vari residuati bellici e non. Dal
Trequarti escluderei, dal momento che per lui l’importante è coprirsi più che
vestirsi), stava vedendo e sentendo video clip vari di cantanti “femmine”
anglofone; io, per tenermi informata delle mode, chiedevo ogni tanto: “E questa chi è?”. E lei: “Ma è Katy Perry, mamma!”, naturalmente esclamato col tono di chi
risponde a una cosa ovvia come il sole. E io: “Ahhh, è vero, hai ragione”. E dopo un po’, sempre io: “E questa, è sempre Katy Perry, no???”. E
lei: “Ma cosa dici, questa è Taylor
Swift, mamma, non lo senti???”, con un tono tra il sorpreso e lo schifato. E
io, imperterrita: “Ma non ti sembrano
tutte uguali queste canzoni? E le cantanti poi, non ti sembra che abbiano tutte
lo stesso tono di voce?”. E lei, appoggiata subito dalla sorella: “Ma cosa dici!?!?!? Non senti che sono
diversissime!?!?!?”, con un tono sempre meno meravigliato e sempre più
schifato. E io, per salvare la faccia: “Mah,
a me sembrano tutte identiche, ma lo sapete bene che sono sordastra… forse è
per questo che le canzoni e le cantanti mi sembrano tutte uguali, ehhh…!!!”.
Capìto???
Ormai sono in ritardo con i tempi in fatto di mode musicali
(e questo è solo l’inizio, lo so già). E la cosa peggiore è che ho reagito proprio
come reagiva mia madre quando ascoltavo Lucio Battisti o la musica rock: “Ma è musica, questa? Per me è soltanto
rumore!… e quello lì, con tutti quei capelli, non mi dirai che sa cantare e che
ha una bella voce!!!”. Al che io rispondevo: “Ma cosa dici, mamma!!!”, proprio come le mie figlie adesso con me…
CONCLUSIONE:
Mannaggia, il tempo passa e noi Spampanate over 50
ripercorriamo inesorabilmente le stesse tappe che i nostri genitori hanno
percorso con noi…
Io me ne sto accorgendo adesso. Mi sa però che tu, cara
collega Spampa nonché coetanea, te ne sarai già accorta da qualche tempo, visto
che i tuoi pargoli sono più cresciutelli delle mie due creaturine, sbaglio
forse?
Fammi sapere.
Ciaoooooo!!!
Tua Stordy
P.S. E’ decisamente scoppiato l’autunno: freddo, pioggerella
fina fina che bagna lo stesso e ti costringe a tenere aperto l’ombrello. Non ti
dico lo spasso stamattina (domenica) a piazza Navona, piena di turisti tutti intenti,
nonostante la pioggerella, gli ombrelli e gli impermeabili, a fotografare e
farsi fotografare, a riprendere e riprendersi, nel solito delirio del souvenir
fotografico a tutti i costi! Ma guardare, osservare e capire (magari!) per cercare di
ricordare meglio, noooooo??? Orrore!!!
Roma, Piazza Navona, G.L. Bernini, Fontana dei Fiumi (part.)
fonte: il web
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